Ecco per voi due fuori gara molto interessanti, di Laura Gay e Maria Masella.
AMORE E MORTE
di Laura Gay
New York, 14 febbraio 2013, ore 20:00
Il tenente Samantha Reed si inginocchiò
davanti al corpo senza vita, riverso sul pavimento. Si trattava di un uomo
sulla cinquantina, coi capelli corti e brizzolati. Gli occhi, sbarrati, di un
colore a metà fra il grigio e l’azzurro. Era immerso in un lago di sangue.
Sollevò lo sguardo fino a
incontrare quello dell’agente Morrison, in piedi accanto a lei.
– Chi è la vittima?
– Un uomo d’affari. Il suo nome è
William Cox. Sposato, senza figli. Fedina penale pulita.
Samantha annuì e si guardò
attorno. L’appartamento era piuttosto piccolo, ma dotato di tutte le comodità.
Tappeti Aubusson, pavimenti di marmo, un grande letto a baldacchino con
lenzuola di raso: evidentemente la vittima amava le antichità ed era
schifosamente ricca.
– In che modo è stata uccisa?
Morrison si infilò la mano in
tasca e tirò fuori un sacchetto di plastica. – Arma da fuoco: una glock 36. Un
bel gioiellino.
– Mmm, falla avere alla Scientifica.
Voglio che controllino se ci sono delle impronte.
Morrison sospirò e si infilò di
nuovo il sacchetto in tasca. – Brutto giorno per un omicidio, vero, tenente?
Mia moglie chiederà la mia testa quando la informerò che rientrerò tardi,
stanotte. Voleva festeggiare con una cenetta romantica. Ha persino mandato i
bambini a dormire dai nonni.
Samantha sogghignò. Morrison era
un omone alto un metro e novanta e metteva quasi paura, a guardarlo. Però era
un pezzo di pane. A casa sua era senz’altro la moglie a portare i pantaloni.
– A chi lo dici. Aspetta che
avvisi Alex dello straordinario di stasera… non sarà affatto contento.
Alex Mitchell era il suo
fidanzato da tre mesi. Un vero record per lei, che non portava mai avanti una
relazione per più di una settimana.
Come se si fosse ricordata solo
in quel momento del suo appuntamento di quella sera, Samantha prese il cellulare
e compose in fretta il numero del fidanzato.
Alex rispose al terzo squillo. –
Sam, dove sei? – la sua voce, dal tono fermo, sembrava vagamente preoccupata.
– C’è stato un omicidio. Sono sul
luogo del delitto, fra la nona e la ventunesima strada. Mi spiace, ma dovremo
rimandare la cena di stasera.
– Come? Ma è San Valentino!
– Vallo a dire all’assassino.
Forse se ne sarà dimenticato.
Il suo sarcasmo lo irritò.
Samantha lo intuì dal silenzio che seguì. Ma lei cosa poteva farci? Era un
poliziotto, Cristo, e per i poliziotti non esistevano Natale, Pasqua o San
Valentino, che lei, tra l’altro, considerava una festa assai sopravvalutata.
C’era bisogno di un giorno particolare per celebrare l’amore? Lei odiava le
sdolcinatezze e Alex lo sapeva.
Lui probabilmente contò fino a
dieci prima di risponderle. – Non parlarmi con quel tono, Sam. Sai che non lo
sopporto. Non mi importa quanto farai tardi, ma voglio che tu mi raggiunga
quando avrai finito.
– D’accordo. Ci proverò.
– Ah, Sam…?
– Dimmi.
– Ti amo.
Lei trattenne il fiato. Ancora
non riusciva a confessargli i suoi sentimenti, forse perché non aveva capito
esattamente cosa la unisse a lui. Alex era un uomo affascinante, enigmatico, ed
era incredibilmente bravo a letto. Tuttavia lei non era fatta per le storie
d’amore.
Sospirò. – Sarò da te al più
presto – disse, sbrigativa. Poi riattaccò e si rivolse a Morrison.
– C’è dell’altro?
– Sì, abbiamo trovato questo,
accanto alla vittima.
Morrison consegnò a Samantha un
altro sacchettino di plastica. Lei lo prese e ne esaminò attentamente il
contenuto.
– Un orecchino di perla. Fa
esaminare anche questo. Voglio i risultati sulla mia scrivania, domani mattina.
Morrison ridacchiò. – I ragazzi
della scientifica non saranno contenti.
Samantha non commentò. Girò i
tacchi e lasciò la stanza. Aveva ancora un mucchio di lavoro da sbrigare, in
centrale. Non intendeva perdere tempo.
* * * * * * * *
Mezzanotte era passata da un
pezzo quando il tenente Reed raggiunse l’elegante dimora di Alexander Mitchell.
La settimana prima lui le aveva dato le chiavi, affinché potesse entrare e
uscire a suo piacimento. Bene, almeno non avrebbe svegliato l’intera servitù.
Mentre si introduceva all’interno
della villa sospirò. I Mitchell erano una delle più importanti famiglie di New
York. Il padre di Alex era un senatore molto stimato e sua madre un’
ereditiera. Questo avrebbe dovuto dissuaderla dall’avere una relazione con lui:
erano troppo diversi.
Lei era cresciuta nei bassifondi
della città e aveva dovuto lottare per avere il posto che occupava nella
polizia. Alex invece aveva sempre avuto la strada spianata: finito il college,
aveva frequentato una delle università più prestigiose e, in seguito, aveva
fondato una sua società. Possedeva più soldi di quanto lei stessa potesse
immaginare.
Chiedendosi per l’ennesima volta
perché si trovava lì, si diresse verso l’immensa sala da pranzo. Probabilmente
lui aveva già cenato, ma aveva visto la luce filtrare attraverso la porta. Di
sicuro la stava ancora aspettando.
Imprecando mentalmente aprì la
porta e lo vide. Era seduto a tavola con un bicchiere di brandy in mano.
– Suppongo di essere arrivata un
po’ tardi per la cena – disse, entrando. Lui sollevò uno sguardo pigro su di
lei e il suo cuore perse un battito. Dio, era sfacciatamente bello.
Alex posò il bicchiere e si alzò
per andarle incontro. – Ho ordinato una cena fredda. Quindi, no. Non sei in
ritardo.
Lei non riuscì a staccargli gli
occhi di dosso. Alto e con le spalle ampie, il suo fidanzato indossava un paio
di jeans scoloriti che mettevano in risalto le sue cosce muscolose. Oltre ai
jeans, portava una semplice maglietta di cotone, nera. Era terribilmente sexy.
– Alex – mormorò, quando lui fu
così vicino da poter sentire il suo fiato sul collo.
Gli occhi blu di Alex
incatenarono i suoi. – Mi sei mancata, Sam.
Lei sdrammatizzò: – Be’, non ci
vediamo solo da ieri sera.
– Sai cosa intendo dire.
Le mani di Alex scivolarono sulle
sue spalle. Lei ne avvertì la pressione sulla pelle e un brivido caldo le
serpeggiò nelle vene. Com’era possibile che lui le facesse ogni volta
quell’effetto? Era come una droga.
– Baciami – gli disse, senza
poter più aspettare. Voleva sentire il suo corpo solido contro il proprio e
dimenticare le ore trascorse in centrale, a esaminare file e compilare moduli.
Purtroppo c’era ancora troppa burocrazia.
Alex sorrise. Un sorriso lento e
seducente. – Ho l’impressione che anche tu abbia sentito la mia mancanza. Fai
tanto la dura, ma…
– Oh, stai zitto e baciami!
Lui non se lo fece ripetere. Le
catturò le labbra, invadendole la bocca con la lingua. Alex sapeva come baciare
una donna. Il suo sapore la inebriò, mentre un intenso desiderio si
impossessava delle sue facoltà mentali. Gli era mancato davvero e quella consapevolezza
la sorprese. Fino a quel momento non aveva mai avuto bisogno di nessuno: lei
era un cuore solitario. Ma Alex stava vincendo tutte le sue difese, lasciandola
in balia di un sentimento di cui aveva una paura folle: l’amore.
Fu con fatica che si staccò da
lui. – Andiamo di sopra.
Lui ridacchiò. – Sono molto
tentato, ma non abbiamo ancora cenato. Sarai affamata.
– Sì, ma non di cibo.
Samantha insinuò una mano sotto
la sua maglietta, accarezzandogli il petto. La sua pelle era bollente. Era
eccitato, proprio come lei.
– Coraggio: hai appena detto di
aver fatto preparare una cena fredda. Quindi non si rovinerà, se prima saliamo
di sopra a divertirci un po’.
Gli mordicchiò il lobo di un
orecchio, strappandogli un gemito. Quello che le ci voleva era un po’ di sesso.
Sesso selvaggio, per allontanare lo stress di una giornata di lavoro. In fondo
era San Valentino, no? A cosa serviva la festa degli innamorati, se non a fare
sesso?
– Sei una strega, lo sai? – fece
lui, prendendola per mano. – Dannazione, mi hai convinto.
* * * * * * * *
Salirono le scale a due a due e,
quando furono nella camera di Alex, lui chiuse la porta con un calcio. Intanto,
Samantha si era liberata delle scarpe e del pullover di lana. Sotto indossava
un reggiseno nero di pizzo, che aveva comprato apposta per quell’occasione. La
faceva sentire sexy.
Quando ebbe lasciato cadere anche
la gonna di jeans, cercò Alex con lo sguardo.
Lui si era andato a sedere sul
letto, la schiena appoggiata ai cuscini e le braccia incrociate sul petto, come
in attesa.
Corrugò la fronte – Be’, tu non
ti spogli?
Un sorriso pigro gli incurvò le
labbra – Volevo godermi lo spettacolo. Dai, vieni qui.
Samantha non se lo fece ripetere
e lo raggiunse, inginocchiandosi sul materasso di fronte a lui. Indossava
ancora il reggiseno, gli slip e le calze autoreggenti nere.
Lui le fece segno col dito di
avvicinarsi di più, senza staccare gli occhi dai suoi.
Samantha si sentiva il cuore in
gola. Solo lui le faceva quell’effetto: le gambe divennero di gelatina, mentre
le guance si arrossavano. Solo con un tremendo sforzo di volontà riuscì a
mettersi a cavalcioni su di lui.
– E ora che mi hai qui, cosa hai
intenzione di fare? – chiese, in un sussurro.
Alex inclinò la testa,
avvicinando le labbra al suo seno. Si fermò solo quando furono talmente vicine
a un capezzolo, da poterlo sfiorare.
– Questo – rispose, con voce
roca.
La tensione sessuale era a mille.
Samantha avrebbe voluto gridare, quando infine la bocca di Alex calò su di lei
succhiando il capezzolo, attraverso il pizzo del reggiseno.
Cielo, avrebbe potuto farla
venire solo così. Chiuse gli occhi, mentre lui si dedicava all’altro capezzolo.
– Carino il tuo reggiseno – le disse
Alex, staccandosi. – Ora toglilo.
Samantha era così accaldata da sentirsi
impacciata nei movimenti, come una ragazzina inesperta. Come diavolo faceva a
ridurla in quello stato, ogni volta? Con mani tremanti slacciò il reggiseno e
lo lanciò lontano. La corrente d’aria fredda che percepì sui capezzoli, bagnati
della sua saliva, li fece diventare duri come sassolini. Quando Alex ne strinse
uno, tra il pollice e l’indice, Samantha sentì come una scossa elettrica che si
irradiò dal suo seno fino alle mutandine.
Era terribilmente eccitata.
– Alex, ti voglio. Adesso.
Si protese verso di lui per
togliergli la maglietta. Voleva… no, doveva
sentire la sua pelle calda, sotto le mani. Gli accarezzò i pettorali
scolpiti, fino ad arrivare alla cerniera dei Jeans.
Lui rise. Una risata roca,
gutturale e tremendamente sexy.
– Siamo impazienti, Sam?
Lei liberò la sua erezione dai
jeans e, mentre l’accarezzava lentamente, su e giù, lo vide abbassare le
palpebre e sospirare.
– Adesso chi è impaziente, Alex?
– il suo sguardo era vittorioso. – Vuoi che smetta?
– Sei una dannata strega!
Ridendo, Samantha si tolse le
mutandine e, aiutandosi con la mano, introdusse il membro palpitante di Alex
dentro di lei. Le parole non avrebbero potuto descrivere il piacere che provò
in quel momento, sentendosi un tutt’uno con lui. Incatenò gli occhi ai suoi e
continuarono a guardarsi, mentre si muoveva piano, su di lui. Quello non era
solo sesso. Era qualcosa di più. Qualcosa che non riusciva a spiegare nemmeno a
se stessa.
* * * * * * * *
Dopo l’amplesso, mentre giaceva
rilassata fra le braccia di Alex, Samantha cominciò a sentirsi inquieta.
Lanciò un’occhiata alla sveglia
digitale, posata sul comodino. – Si è fatto tardi, forse dovrei andare.
Lui strofinò il naso contro il
suo collo. – Mmm, perché non ti fermi a dormire?
Samantha si irrigidì. Non si
sentiva pronta per quello. Aveva bisogno dei suoi spazi e non le andava di
condividerli, nemmeno con un uomo dal fascino magnetico come Alex.
– Devo alzarmi presto domani
mattina e non riuscirei a dormire con te accanto – una risatina la scosse. – Ti
ho già detto che sei un vero stallone?
– No, ma lo prendo come un
complimento. Davvero, Sam: dovresti fermarti a dormire. Sei stanca e non hai
nemmeno cenato. Prometto che farò il bravo e ti lascerò riposare.
Lei si mise a sedere, passandosi
una mano fra i capelli corti. Li teneva così perché erano più comodi e, per
fortuna, ad Alex non dispiaceva. Sosteneva che i suoi capelli corti, sempre
spettinati, fossero dannatamente sexy.
– Mi piacerebbe. Sul serio. Ma
domani avrò una giornata pesante. Ci sono varie persone da interrogare e…
– Sam?
– Sì?
– Non insultare la mia
intelligenza. Queste sono scuse. Per quale motivo dormire nel mio letto ti
getta nel panico in questo modo?
Lei si morse il labbro, scendendo
dal letto e cominciando a raccogliere i propri indumenti, sparsi sul pavimento.
– Alex, per favore, dammi tempo.
Una risata stizzita la colse di
sorpresa. Era irritato. Forse più che irritato e se l’era andata a cercare,
solo che… non poteva e basta.
Gli lanciò un’occhiata in
tralice, mentre si rivestiva in fretta. – Ti chiamo domani.
– Sam, non farmi sentire come un
dannato idiota. Non mi piace essere usato solo per il sesso.
Lei ridacchiò. Era nervosa e,
quando si innervosiva, finiva sempre per peggiorare le cose.
Gli si avvicinò per posargli un
bacio lieve sulle labbra. – Credevo che a voi maschietti piacesse fare sesso,
senza impegni.
Alex le afferrò il polso,
stringendolo in una morsa. – Se cercassi solo una facile scopata, non avrei
bisogno di te, tenente Reed. Ci sono centinaia di donne disposte a venire a
letto con me.
– Non ne dubito. Ma ti eccitano
allo stesso modo?
Il lampo d’odio che lesse nei
suoi occhi blu notte le fece capire di avere esagerato, ma era troppo tardi per
rimangiarsi quelle parole stupide.
– Buona notte, Alex – disse,
infilandosi le scarpe e avviandosi verso la porta.
Lui non le rispose.
* * * * * * * *
Samantha trascorse l’intera notte
a esaminare le foto scattate sul luogo del delitto. Qualsiasi cosa era meglio
dei cupi pensieri che l’avevano assalita dopo aver lasciato la casa di Alex.
Quando iniziò gli interrogatori,
la mattina seguente, aveva un forte mal di testa e una fame da lupi. Neppure il
caffè della centrale riuscì a darle sollievo.
Ascoltò con impazienza le lacrime
della vedova dall’aria inconsolabile. Eppure, dalle informazioni che aveva
raccolto, i due coniugi erano sul punto di divorziare. Considerato il fatto che
lui si scopava un'altra, le suonava un po’ strana tutta quella disperazione.
– È stata quella donna! – gridò,
prima di soffiarsi il naso. Non ci fu bisogno di chiederle a chi si riferisse.
– Cosa glielo fa pensare? La loro
relazione procedeva a gonfie vele. Perché mai avrebbe dovuto assassinare il suo
ex marito?
– Lui non era il mio ex marito!
D’accordo, c’erano stati dei dissapori fra noi, ma avevamo intenzione di
tornare insieme. Lui era andato da lei per dirglielo.
Samantha registrò
quell’informazione e si voltò verso l’agente Morrison. – Metti a verbale.
– Sì, tenente.
Riportò l’attenzione sulla
vedova. Era una donna elegante, con capelli biondi, striati d’argento. Al collo
portava una collana di perle. Aggrottò la fronte. – Bella collana – disse con
noncuranza.
– Come, prego?
Samantha indicò il gioiello. –
Adoro le perle. Quella collana sarebbe perfetta insieme a un paio di orecchini
della stessa fattura.
Il viso della donna si rabbuiò.
Nervosismo? No, sembrava piuttosto imbarazzata.
– È un regalo del mio ex amante.
Probabilmente avrei dovuto restituirgliela l’altra sera, quando abbiamo rotto,
insieme agli orecchini che mi ha portato. Erano fatti con lo stesso tipo di
perle. Mi disse che erano perfetti abbinati alla collana.
Un sospiro. – Quella sera gli ho
raccontato di Will. Del fatto che pensavamo di tornare insieme. Non volevo
farlo soffrire, io…
La vedova riprese a piangere,
stringendo il fazzoletto convulsamente, fra le mani. Non sembrava mentire. Il
suo dolore era autentico.
– Può dirmi il nome del suo
amante, Mrs Cox?
Lei sollevò lo sguardo, quasi non
avesse capito bene la domanda. – Il suo nome? – un altro sospiro. – Avevo una
relazione con George Hunter, il migliore amico di Will. Credevo che lo sapesse.
Non l’ha già interrogato?
Samantha annuì, gettando
un’occhiata di intesa all’agente Morrison. – Sì, è stato il primo ad essere
interrogato. Ma non ha fatto alcun accenno alla vostra relazione.
La vedova scrollò le spalle. –
George è una persona molto riservata.
– Non ho dubbi in proposito.
Talmente riservata da aver omesso
un particolare fondamentale nelle indagini. Lui e la moglie della vittima se la
spassavano alla grande, finché lei non ha troncato la relazione per tornare fra
le braccia del marito. A quel punto, roso dalla rabbia, Mr Hunter ha raggiunto
l’amico nel suo appartamento da scapolo e gli ha sparato al cuore.
Probabilmente ha lasciato cadere l’orecchino per depistaggio, inducendo la
polizia a sospettare di una donna.
– Una mossa molto astuta – fece
Morrison, intuendo i suoi pensieri.
Lei sorrise. – Può andare, Mrs
Cox. Ci è stata di grande aiuto.
Samantha osservò la donna
allontanarsi, con la fronte corrugata. Un attimo dopo, il collega della
scientifica fece capolino dalla porta.
– Hai i risultati?
– Sì, tenente. Non ci crederà
mai…
– Ci sono le impronte di Mr
Hunter?
– Come fa a saperlo? – La sua
espressione stupita era quasi comica. E così Hunter non si era neppure
preoccupato di indossare un paio di guanti o di eliminare le impronte. Spesso
chi commetteva omicidi passionali faceva errori pateticamente stupidi.
Senza rispondere, Samantha si
alzò dalla sua sedia e si avviò verso l’uscita. Stava per lasciare la centrale
quando si trovò di fronte Alex, l’espressione leggermente accigliata.
Il cuore accelerò i battiti. –
Cosa ci fai qui? – fece in un sussurro.
– Non volevo venire, ma non ce la
faccio a starti lontano. Sam, se fra noi è finita voglio che tu me lo dica
chiaramente. Sto impazzendo senza di te.
Samantha accorciò la distanza fra
loro, senza staccare un attimo gli occhi dai suoi. – Grazie per essere venuto.
Sono una perfetta idiota, non è vero? Stavo per rovinare tutto perché non avevo
il coraggio di dirti quanto ti amo.
Lui trasalì. – Cosa hai detto?
Ripetilo.
Lei rise. – Ho detto che ti amo,
Alex Mitchell.
In un attimo si ritrovò
avvinghiata a lui, le labbra premute contro le sue. Quando si staccarono aveva
il cuore in gola. – Ora devo andare – fece, riluttante. – Ti raggiungo stasera.
Se non sbaglio, ti sono debitrice di una cena.
Alex appoggiò la fronte alla sua.
– Perché stasera e non ora? Al diavolo la cena, ho voglia di te. Ti voglio
nuda, nel mio letto.
Samantha rise più forte. – Sono
decisamente tentata, ma non posso. Ho un assassino da arrestare.
SERIAL KILLER DI SAN VALENTINO
Maria Masella
Sono qui, con il mio bell’abito rosso scintillante, in un letto di seta
bianca candida come la neve.
Sono qui, in attesa dell’assassino che strazierà il mio corpo scuro e
morbido traendone un sottile piacere.
Come sarà?
Spero che le sue labbra mi degnino almeno di un bacio.
Spero che, dopo aver consumato il feroce amplesso, si ricordi di me.
Ecco, sì, questo desidero! Che almeno per quei brevi momenti mi pensi e
mi assapori con calma e non in fretta, come fossi cosa da nulla.
Che prima di uccidere ancora lasci passare quei pochi momenti tutti per
me, per noi due.
Ecco, sento la mano che scosta la cortina di pizzo. Mano delicata e
vogliosa.
Mi solleva dal mio letto di candida seta, lentamente.
Ma rapido, già frettoloso e senza riguardo, è il gesto con cui lacera la
mia lucida veste rossa scintillante. L’abito indossato per un unico incontro.
Sento le sue labbra sul mio corpo scuro e setoso e immagino la lingua che
mi accarezzerà e i denti che mi strazieranno fino a raggiungere la mia anima
morbida e dolce.
E sto già morendo nella sua bocca ormai dolce di me quando sento la voce
d’uomo: — Buon Valentino, amor mio. So che ti piacciono i cioccolatini.
E lei si lecca le labbra che hanno il mio dolce sapore di finissimo cioccolato.
— Buonissimo… Ora ne mangio un altro!
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